8.7.6.5.4.3.2.1.
Mia madre conta al contrario
sussurra: "dillo a mia mamma che so la tabellina a memoria"
poi con voce più sostenuta:
"guarda quei due vecchietti, uno vicono all'altro, cullano il loro piccolo cavolo
perché dentro c'è il bruco".
Lei quand'ero bambina s'è presa cura di me e anche dopo, quand'ero già grande
e spesso malata e adesso, io mi prendo cura di lei: cose di altri tempi?
Amore avuto che si deve pagare.
Ai miei occhi, la sua vita è stata un fluire incolore del tempo ....
Se avesse avuto degli amanti e l'avessi vista amare,
io sarei stata meno infelice e non avrei nel sangue questa vaga forma di cranio.
Ma ai suoi tempi si crescevano le ragazze per essere madri di famiglia ...
voglia o non voglia mia madre è stata ligia al dovere.
A volte penso che mi ha dato la vita per riprendersela: per avermi ha peccato!!!!
Lo so che queste cose non si dicono, ma da quando il mostro di cristallo le ha mangiato il cervello,
anche la mia vita sembra comparire e poi sparire in un punto
dove non puoi raggiungerla. E' come vivere in un fumoso torpore.
Io prima della sua malattia,pensavo che il potere lo tenessa la mente nei suoi
sospiri dorati, nella sua casetta di zaffiro piena di fili;
........ nella mente di mia madre c'è soltanto un nido di paglia bruciata.
Come mai, quindi il cuore, la pancia, la fame ... marciano, vanno avanti
con mantelli frementi!!!!!!!!!!!
Quando camminava ancora, un giorno si è infilata un ombrello sotto ad un piede
al posto della scarpa, un porta abiti sulle spalle legato con un cordino e per manola borsa
logora di anni di spesa .... ha salutato e ha detto:
"qualcuno mi ha rubato la gelosia dalla borsa, devo andare a cercarla".
E' più di un'ora che è aggrappata alla porta con la faccia contro il muro.
Si gira di nuovo e dice: "ti ricordi quella donna che veniva dal sud, abitava nel cortile,
quella che teneva i bambini nel cassetto e poi li chiudeva a chiave,"
grida:
"io devo salvarli, qualche pianta carnivora li può trovare".
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Nina - 1944
E' una vecchia giovinezza di venti impazziti |
Ma questa anima assente che organo è? Dove abita? Cosa fa: il cancellino a tempo?
Si stacca poi torna, si fa un giro, ma soprattutto, ha un giro di denti di madreperla
per sostenere la conversazione con la morte.
Una notte la trovo nuda in mezzo al letto, la pelle di un bianco accecante,
gonfia di luce musicale che percepisce solo lo spirito: le parole sono lievi, composte:
"ho mangiato troppi dolori e ho le ossa in gola"
inizia a pangere lentamente, smette quasi immediatamente e dice:
"E' venuto a trovarmi il Duce"
è una vecchia giovinezza di venti impazziti
"mi ha detto che avevamo, tutti, gli occhi azzurri ricoperti di lastre di vetro,
mi ha anche confidato che la mia amica Magda ha mangiato un americano,
beh non del tutto, con gli avanzi si è fatta un bambino che cullava la luna".
Mi guarda con occhi cattivi: "se mia mamma vedesse cosa mi fate, vedreste come vi farebbe piangere lacrime di maggio .... voglio solo la mia mamma" e piange con tanti singhiozzi e nessuna lacrima.
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Nina con la mamma |
Non si può morire a metà. Sarebbe meglio morire del tutto!?
tu stai raccogliendo mali che non hai seminato e non tornerà primavera.
Hai fatto un matrimoniio da sudario, bevevi forsennatamente il Santo Liquore della fede e
pregavi per sfuggire a Satana ....
Ma se Cristo c'è deve essere molto crudele, con nel cuore spine d'ortica!
Noi umani almeno abbiamo le lacrime.
Esercito d'orchestra. Strategia di difesa.
Ci vuole specializzazione .
Quando una persona ansce ha il diritto di sapere in che modo si compirà la fine:
"Il guardiano della tua vita deve parlare".
Entri nel tuo film e non saprai mai qual'è il tuo finale,
gli spettatori sì.
Loro conoscono come finisce.
L'unico a non saperlo sei tu.
Pupille vaghe, azzurro cielo e denti forti, mia madre giace nel letto da tanto tempo. Se Dio passa attraverso i sogni, troverà i sussurri delle ossa che ricordano l'unico amore della gioventù? Con note di violino d'oro e labbra che ancora sapevano di sole........ Ogni giorno rimane meno tempo, i sogni si tengono per mano e girano in girotondo. Il dolore non ha amici
12 agosto 1939
Era una di quelle case con le scale di pietra e il gabinetto lontano da casa, il cielo era blu inverno,
stellato come un presepio.
Ora mi sembra tutto così lontano .......
Mi rivedo scendere e salire quelle scale dure, nere e quel lumino piccolo che ricamava sui muri
mille ombre inquiete ..... sinfonia fantasma.
Si rincorrono le voci. L'aria è di ieri .....
Nonna che ti chiama "tesor", sempre più flebile ombra d'amore silenziosa.
Le tue figlie piccole che raccoglievano conchiglie d'argento che ti regalavano con un sorriso,
ti chiamavano piangendo quando perdevano le favole .........
Tua madre che non ti riconosce più e non ha più ali ai fianchi né parole in bocca per
cantare canzoni e piange per cose lontane che non capisce.
Mia madre abita con me: è l'inizio. La malattia sta soltanto iniziando la sua lauta mangiata.
Avevo desiderato negli ultimi anni che mia madre venisse a vivere da me, al mare e
non stesse sola e lontana a Torino. Volevo che ciò avvenisse; ma non così,
brinata come una campagna deserta che andrà a gelare.
Se fosse vero che l'uomo possiede il libero arbitrio sul proprio destino, sceglierebbe la malattia?
Il dolore è un postulato di parole perse .... ci sarà forse una scelta iniziale?
Un compromesso che alla nascita contraggono i Neutrini in piena segretezza e a tua insaputa.
La vita non guarda indietro. Ogni notte c'è il taglio della luna e i giorni passano veloci....
La testa bionda sul guanciale è inutilmente bella .....
Un boschetto di papaveri azzurri tagliati dalla neve gelida scorrerà nel sogno .....
o camminerà sotto la pioggia .... e si sveglierà poi guarita e felice?
Dalla finestra entra la luce beffarda dei lampioni.
A che è servito avere gli occhi azzurri rubati ai fiordalisi e l'ingenuità abbagliante del sole.
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.... La vita non guarda indietro ogni notte c'è il taglio della luna ... |
Dammi un termometro vecchio, voglio salutare loro che partono ...
Borsa della spesa lisa sotto il braccio, tre camicie da notte sovrapposte,
maniche di pizzo ricamato a mano che cadono strisciando per terra, una ciabatta a sinistra,
una scarpa a destra. La giacca compresa di attaccapanni sulle spalle, vuole partire,
si dondola vacillando come su gambe di legno.....
La sera prima è caduta e così sotto le macerie delle varie camicie messa a caso,
la pelle nuda spicca fra le lacere vendette di organza.
Il corpo cosparso qua e là di sangue non del tutto arreso e rappreso
e ci sono macchie violacee ovunque, nidi di violette, edera di gocce.
C'è un sinistro ordine che le incastra la lingua, è un cigno ferito che sbatte rumorosamente
contro la porta incantata .
Io ho tanti brividi come essere dentro una vecchia paura dimenticata.
Ha un fagotto che ha fatto con un asciugamano e ha detto sottovoce:
"mettilo a dormire, è appena nato, coprilo per bene con acqua di cicogna".
Ho detto: "va bene, lo porto a letto con me e lo copro ..."
Mi ha richiamato e mi ha messo in mano un oggetto inesistente .....
ho fatto finta di prenderlo - cos'è - domando: "è un fiocco di neve".
"Dove vai la porta è chiusa" dice:
"vado dal treno, quello lungo, quello da cui scendono le persone delle grotte,
il treno che parte per il tappeto volante e si fa portare dalla corrente del vento,
vado nelle grotte a prendere la minestra che danno ai ladri".
La vibrazione degli occhi, la contabilità delle frasi, incompiuto il senso dell'attimo.
"Non venirmi vicino" grida, senza lasciare mai la porta nell'entrata "per terra ci sono tre neonati".
C'è un fiume bianco di latte e di oro pallido tiepido sul pavimento.
Visione di culle e ninna-nanna, corde d'arpa perduta.
IL canto del cigno è devastante, è azzurro vena .....
Quando mi avvicino, perde l'equilibrio e mi cade addosso, riesco a sollevarla, ma ricadiamo una addosso all'altra, ho cominciato a piangere silenziosamente e ho pensato:
posso chiamare la mia mamma per aiutarmi?
Ma chi ci ha dato questo pane del dolore che il coltello non riesce a tagliare?
Ho coperte di polvere d'avorio nel cervello ....
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La pelle nuda spicca fra le lacere vendette di organza |
Io penso spesso di essere una metà scomposta con i bordi inesatti che non combaciano con niente,
come i suoi gesti ripetuti per ore nella spuma delle lenzuola.
Si dice in disuso, una cosa che non si usa più.
Il pensiero ha un impatto con il suolo e tutto si raffredda, le emozioni sono fittizie.
So che soffrire non serve a niente.
Fuori dalla finestra la luna è una garza al vento.
La notte non dormo quasi per niente.
A volte mi sembra che mia madre si inquadri nella porta come faceva sempre.
Mi f soffrire l'immagine di tutte le barelle dei camion-ambulanza e l'immagine di lei con le organze di pizzo,
sballottata dai barellieri, sbattuta di qua e di là come un pacco e il suo sguardo perduto.
Innocente carico di sofferenza.
Non si può scegliere, non si può decidere. E' così e basta!
E' il cantico delle tue radici. Un bacio, uno schiaffo, un addio senza melodia.
E' una conversazione con la morte, un miserere di meschinità.
Rimarrà un delirio di ossa.
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26 aprile 1941 ... è il cantico delle tue radici.... .... un addio senza melodia .... |
I ricordi sono gerarchicamente schierati come diavoli folletti.
Si dispongono a caso e assumono un ordine definito che ti permette di soffrire senza arrivare a sfinirti.
Ti danno di tanto in tanto delle mele rosa profumate da morsicare.
Un margine perché tu poi possa soffrire ancora:
mi appoggio alle mie parole. Sono ferri portanti. Sono un'anima in costruzione mai finita.
Vivo in un mondo che mi incasella in un modello, manipolata da spettri di pensieri immaginari,
ellissi di grida, rituali verticali, seri ragionamenti trappola:
sono una cosa che sente ordini creati da me ....
Mantengo abitudini sconcertanti
perché lo faceva la mia mamma
mia nonna
la mamma di mia nonna ....
Diventano così abitudini magiche, situazioni d'incenso,
vecchi candelabri e vecchie coperte.
Meditazione sinfonica denudata di bugie.
Le preghiere che mi ha insegnato mia madre le ho completamente dimenticate.
Sono una viandante.
Non mi sento a casa in nessun luogo.
Ho immagini amiche affondate nel cuore.
La notte ungo il punto in cui vivono con olio di narcisi.
Il profumo crea un'ala di conforto, mia svuota la sua essenza addosso ....
Ma, un ricordo dotato di particolare astuzia parassita si muove fra gli inganni.
Mi morde. Scappa via.
Lasciando la sua spina velenosa.
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Un ricordo dotato di particolare astuzia si muove fra gli inganni |